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56 la promessa

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:62|3|0]] che si conquisti!... Fresia!... li tu, tu mi aspetterai.

— Sì.

Ella pareva sonnambula. La scosse il fischio del tocco. Marco l’aiutò a scendere dall’alto dei sacchi, baciandola ancora, a tradimento, nel collo. Il portone si apriva: operai ed operaie accorrevano in fretta, urtandosi, stuzzicandosi, ridacchiando. Qualche minuto dopo, ognuno era al suo posto, il lavoro ricominciava la sua canzone brutale e sacra. E il gesto delle macchine e il gesto dei lavoratori si snodavan così esattamente precisi, armonici, suscitati l’un per l’altro, che lo stesso ardore di conoscenza e di volontà sembrava animasse la creatura pensante e la materia disciplinata.

I giorni e le notti passarono sull’opificio grigio. La ciminiera continuò a fendere col suo impeto diritto, col suo fischio prepotente le brume delle albe, le luci dei tramonti. La Rovella si cinse di vapori impenetrabili, si ammantò di morbido velluto verde, si fece

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