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58 la promessa

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:64|3|0]] mento e vita, unica ragione di speranza, (fosse pur vana), fra l’andare e il venire della spoletta entro i fili del telaio e l’ondeggiar delle litanie nella chiesa, i giorni di festa. Quantunque ognuno fosse certo che Marco non sarebbe tornato più, il sentimento quasi religioso di Fresia fu rispettato; e la tacita creatura dai dolci occhi canini venne a poco a poco considerata come una vedova.

Invece, un bel giorno, Marco tornò. Sbarbato, disseccato, arsiccio nel volto, con rughe amare e crudeli come cicatrici agli angoli degli occhi e della bocca, in perfetto costume inglese a piccoli scacchi fulvi e bruni, discese, con un salto, dal trenino di Biella alla stazione di Valle San Nicolao perduta nel verde, guardandosi in giro per riconoscere i luoghi.

Dalla soglia del caffè, una donna grassa e barbuta lo seguì per un attimo coll’occhio indifferente. Egli prese la stradicciuola ghiaiosa che conduceva al Càmpore, attraversò il ponte sullo Strona, sostò un minuto a fissare il torrente, che schiaffeggiava colle gelide schiume rabbiose i macigni del greto. Sentì, più che non vedesse, il paese, il suo paese: la Rovella alle spalle, aspra e ferrigna come il proprio

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