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la promessa | 61 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:67|3|0]] di fronte all’altro nello studio a piano terreno dello stabilimento, combatterono ad armi uguali il loro astuto duello. Ognun d’essi conosceva e venerava il valore di sua maestà il denaro, per averlo agognato, raggranellato, difeso soldo per soldo. Si rassomigliavano, anche, come un padre rassomiglia al figlio, nella fronte bassa e cocciuta, nel profilo duramente scolpito, nell’astuzia prudente e tenace che caratterizza la razza biellese. Il colloquio fu un capolavoro di finezza, di buon senso pratico, di avvedutezza commerciale. Si misero d’accordo, in massima. L’indomani si sarebbero riveduti.
Come mai, proprio dinanzi al portone della fabbrica, grigia sotto il cielo grigio nell’afoso vespero domenicale, Marco si trovò a viso a viso con Fresia?... L’aveva visto entrare, l’aveva atteso fuori, forse. Ed egli ebbe in quell’attimo, rivedendola, la certezza ch’ella era per lui come gli occhi nella fronte, come il sangue nelle vene: non vi si pensa, perchè esistono in noi.
Si salutarono, con semplicità. Presero, a paro, la tortuosa stradetta che conduceva, salendo, al canton Viole. Nessuno in giro: le donne a vespro, gli uomini all’osteria.