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la promessa 63

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:69|3|0]] scienza se non quella del guadagno. E portava negli occhi canini, nella carezzevole voce sommessa, nella tenuità devota della persona ciò ch’era necessario al riposo dell’esistenza di lui, sempre all’erta, in armi, in vedetta, solo risonante del metallico suono delle monete. E non chiedeva nulla: l’avesse lasciata lì, all’angolo della strada, brutalmente, vi sarebbe rimasta senza protestare.

La guardò a lungo: attraverso il lavorio del tempo, restava in lei intatto il tipo, l’indescrivibile segno di fisionomia che aveva chiamato ed acceso il suo cuore ventenne. Per quel segno immutabile ella era immutabile ai suoi occhi, simile alla casa in cui si crebbe, alla terra ove si è nati.

E fu con la calma di colui che riprende il filo d’un discorso interrotto qualche minuto prima, che Marco rivolse alla donna, nè triste nè lieta, queste parole:

— Sto per comperare la fabbrica di Pietro Oddo. Quando sarò il padrone, ti sposerò.

Fresia tacque. E continuarono la strada.

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