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anima bianca 71

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Quando pose per la prima volta il piede nella rustica aula un po’ buia, fra i banchi neri d’inchiostro e i vecchi cartelloni sbiaditi, Rosanna si trasfigurò; e tanto fu felice, che ne divenne quasi bella. Mai ferma, sempre tra le file dei ragazzi, agile, pronta, insegnava con la stessa naturalezza colla quale si respira e si cammina. Rapidissimi trapassi da una materia all’altra: novità, gioia, freschezza: la luce della parola e del gesto si trasfondeva negli alunni, per incanto.

Portava nella classe fiori vivi, insetti vivi, per lezioni che somigliavano a scorribande in campagna. Oh, così avesse potuto portarvi i passeri e le rondini, gli alberi e le acque, le stelle e le nubi!...

Fröbel, Pestalozzi, il metodo?... Se lo creava lei come lo sentiva, il metodo.

Quando le pareva che i fanciulli fossero stanchi, distratti, irrequieti, si metteva a raccontar favole, seduta in mezzo a loro sull’angolo di un banco, colle mani incrociate sul grembo e le spalle un po’ curve, nella loro gracile linea rimasta adolescente. Ingenue favole, semplici e bianche come l’anima

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