Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
anima bianca | 71 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Le solitarie,1917.djvu{{padleft:77|3|0]]
Quando pose per la prima volta il piede nella rustica aula un po’ buia, fra i banchi neri d’inchiostro e i vecchi cartelloni sbiaditi, Rosanna si trasfigurò; e tanto fu felice, che ne divenne quasi bella. Mai ferma, sempre tra le file dei ragazzi, agile, pronta, insegnava con la stessa naturalezza colla quale si respira e si cammina. Rapidissimi trapassi da una materia all’altra: novità, gioia, freschezza: la luce della parola e del gesto si trasfondeva negli alunni, per incanto.
Portava nella classe fiori vivi, insetti vivi, per lezioni che somigliavano a scorribande in campagna. Oh, così avesse potuto portarvi i passeri e le rondini, gli alberi e le acque, le stelle e le nubi!...
Fröbel, Pestalozzi, il metodo?... Se lo creava lei come lo sentiva, il metodo.
Quando le pareva che i fanciulli fossero stanchi, distratti, irrequieti, si metteva a raccontar favole, seduta in mezzo a loro sull’angolo di un banco, colle mani incrociate sul grembo e le spalle un po’ curve, nella loro gracile linea rimasta adolescente. Ingenue favole, semplici e bianche come l’anima