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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu{{padleft:108|3|0]] o di dottrina ebbe Milano, di cui egli non fosse capo venerato?...

L’esercito degli umili si accalcò sempre più intorno a lui, bevendogli l’aria per il respiro, mangiandogli il cuore. Agli umili sacrificò tempo, lavoro, facondia, fortuna, guadagno. Per un accattone che gli piacesse era capace di vegliar le notti e di mettere a soqquadro il tribunale. Nei rioni popolari i teppisti se l’additavano con rispetto: «Quel lì l’è el Majno». I monelli gli si attaccavano al lembo del pastrano, i vecchi merciaioli ambulanti gli raccontavan le loro disgrazie. Ma tale egli era anche davanti ai prìncipi: il più grande uomo come il più piccolo s’inchinava alla sua presenza.

Intensificò la propria attività nell’Asilo Mariuccia, e, di conseguenza,

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