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Roberto Sarfatti e i divini fanciulli | 127 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu{{padleft:133|3|0]] quelle grige cortine d’acqua il fanciullo sapeva l’implacabile monotonia delle strade rettilinee, lungo le quali ogni casa è numerata, ogni tram segue la propria rotaia, ogni uomo calca le meschine e sempre uguali tracce del proprio dovere quotidiano.
E una volta egli fissò i ben cigliati occhi grigioverdini in quelli della giovine madre, che, dopo la lunga lettura, deponeva il libro in grembo; e disse, assorto, come parlando a sè stesso:
— Allora sì che valeva la pena di venire al mondo!... Allora non si andava a scuola e si andava a combattere. Ma adesso!... Cos’è la vita adesso?... Nient’altro che una passeggiata noiosa per strade troppo comode.
Una pausa di silenzio seguì. La