< Pagina:Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
38 orazioni

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu{{padleft:44|3|0]] bello, e le bende una corona. — Conversavano essi, sottovoce. Forse, dei piccoli complici sparsi pei budelli tentacolari della metropoli, senza dimora fissa, senza stato civile, con un solo terrore: quello della questura. Quanti!...

Quel dall’occhio: malaticcio, senza parenti, nato dal rigagnolo per generazione spontanea, macchiato sotto l’orbita destra da una ributtante piaga, della quale egli approfittava per vivere di mendicità, riducendosi a dormir la sera all’Osteria delle Due Sedie, — una per la testa e l’altra per i piedi, il tutto a due soldi.

Gonin, la spia: Rico, il vicerè, rivale e nemico acerrimo dello Schisc: piccola belva dalla bassa fronte capelluta, dall’occhio torbido feroce,

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.