< Pagina:Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

Alessandrina Ravizza 51

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Negri - Orazioni, Treves, Milano, 1918.djvu{{padleft:57|3|0]] più chiara luce, di più serena bellezza.

Uomini e donne d’ogni partito onoreranno colei che a nessun partito appartenne. Vorremo noi chiamarla anarchica?... No: nemmeno. Chi oserà classificarla?... Fu Alessandrina Ravizza.

Non ebbe, prima di lei, il mondo una che le somigliasse: non verrà, dopo di lei, quella che la possa sostituire.

Non conobbe limiti, nè per sè nè per gli altri. Arrivò dove volle, ottenne quel che le parve giusto, combattè e vinse sola per il diritto di tanti, come se avesse un esercito di arcangeli al suo comando.

L’umanità le fu croce da portar sulle spalle: la resse cantando, con serenità splendente, con l’appassionata letizia della vocazione.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.