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gli succedette il figliolo Alessandro, e la Maria la incoronorno Regina al su' fianco; e lei ordinò un gran desinare a' poveri di Parigi e una dota di cento scudi alle fanciulle nate in quell'anno medesimo, e viense data a' soldati e a ugni 'mpiegato paga doppia il giorno della coronazione.

Avete da sapere che a questo gran trionfo anco io mi trovavo a Parigi, e siccome tutti mangiavano a ufo alle spese del Re, i' andiedi in una delle meglio locande per isbaldoriare a onore della Regina; ma l'oste mi disse: - Italiano, qui bisogna pagare. Capi' subbito che l'oste doveva essere un de' soliti ladri che pappano alla barba de' minchioni e a du' palmenti. In ugni mo' nun volsi farmi scorgere e dirgli chiaro che de' quattrini 'n tasca nun ce n'avevo manco l'ombra; sicché gli proffersi in pegno il mi' baule, addove ci sarà stato dientro per un dieci lire di stracci, e m'accordai di pagar da ultimo alla mi' partenza con l'idea di godermi tutte quante le feste. L'oste se la bevé, e i' non mi comportai da babbaleo, perché menai con meco alla locanda diversi amichi della mi' nazione, e si mangiò in que' giorni alla signorile per più di mille lire. Ma finite l'allegrie e i divertimenti, una bella mattina fuggi' via di niscosto, lassando sul tavolino di cammera questi versi:

Per nun aver danaro da pagare Da Parigi mi convierrà scappare, Perché s'i' nun iscappo L'oste m'arriscalda l'abburatto, E se da furbo ero 'nvece minchione I' are' pago dicerto col groppone.

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