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prefazione del traduttore xix

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu{{padleft:15|3|0]] filosofica, che gli sarebbe sopravvissuto? In quel mondo giovanile è già tutto il Nietzsche degli anni di poi, della pienezza virile del pensiero, fino al pietoso declivio dell’Ecce homo; ma non dobbiamo uscirne minimamente, se ci preme d’intendere a pieno l’idea protagonista e imperitura che sovraneggia sulle seconde parti caduche della Nascita della Tragedia: l’opera successiva non esiste ancora; e noi abbiamo l’obbligo di attenerci unicamente a ciò che già esiste, compiuto o in gestazione.

Quel mondo, contrariamente alla persuasione di quegli stesso che se lo era creato e ci viveva dentro, in verità non aveva proprio niente a vedere, nella sua essenza fondamentale, con l’antica Ellade: l’Ellade costituiva meramente la costruzione decorativa irresistibile, che lo faceva bello e vittorioso quanto altro mai, e che lo avrebbe necessariamente imposto alla realtà: vale a dire, in sostanza, un mondo astratto, sognato come paradimma ideale, come modello di ciò che, secondo il generoso sognatore, sarebbe dovuto essere il nuovo mondo germanico moderno, svolto per filo e per segno al cenno della mitica bacchetta corale dello «spirito tedesco».

Cotesto mondo paradimmatico, costruito dalla fantasia del giovine Nietzsche, è impiantato sulla coscienza piena e assoluta che ogni singolo uomo, in quanto vero uomo libero, e non servo o gregario di moltitudini, deve avere della realtà. Ogni uomo libero deve essere un eroe che conosce a fondo la realtà, e la guarda

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