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164 capitolo diciannovesimo

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l’intimo divenire di questo genere artici peculiarmente moderno, il melodramma: una potente esigenza conquista la propria arte un’esigenza d’indole inestetica; è la nostalgia dell’idillio, la fede nell’esistenza primitiva di un uomo naturalmente artistico e buono. Il recitativo significava appunto il rinvenimento del linguaggio di quell’uomo primordiale, il melodramma il ritrovamento del paese di quell’essere idilliacamente o eroicamente buono, il quale in tutte le sue azioni segue, insieme, un istinto artistico naturale, canta sempre almeno un poco qualunque cosa abbia da dire, per poi subito cantare a piena voce al più leggero moto del sentimento. A noi ora riesce indifferente, se con questa immagine rievocata dell’artista paradisiaco gli umanisti di allora abbiano combattuta l’antica idea ecclesiastica dell’uomo naturalmente peccatore e perduto; talché il melodramma deva intendersi come il contrapposto domina dell’uomo buono, col quale fu insieme trovato il rimedio confortante contro il pessimismo della Chiesa, a cui erano irresistibilmente attratti proprio i ben pensanti del tempo. Ci basti l’aver riconosciuto, che il fascino particolare e quindi la genesi di cotesta nuova forma artistica proviene da un bisogno completamente anestetico, dalla glorificazione ottimistica dell’uomo in quanto uomo, dalla concezione dell’uomo primitivo come dell’uomo buono e artistico per natura, il qual principio essenziale dell’opera in musica si é trasformato a mano a mano in una minacciosa e tremenda pretensione, che, da-

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