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xxxvi prefazione del traduttore

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se ci troviamo davvero davanti a un’opera d’arte, a un’espressione di liricità, oppure davanti a un prodotto in tutto o in parte adulterato. Chi è il vero autore della creazione artistica? È l’uomo individuo Anacreonte o l’uomo individuo Bramante o l’uomo individuo Tolstoi? Certamente, l’artista è anche l’uomo individuo tale o tal altro; ma è chiaro, che se nel momento dell’atto lirico creativo l’artista come uomo pensasse alle sue cose umane, guardasse mentalmente alle sue cose invece che al fantasma intuitivo, o guardasse con un occhio a quelle e con l’altro a questo, egli non sarebbe il soggetto dell’atto lirico tutto profondato e dimenticato nell’orgasmo inventivo dell’ombra che deve diventare persona, nell’anelanza ardente di fare del proprio sospiro una creatura vivente; bensi sarebbe l’uomo, il signor tale o tal altro, che è sollecito delle sue cose umane, dei suoi interessi o interessamenti economici o scientifici o morali, e dà quindi alla luce un parto che, anche quando il signor tale o tal altro lo creda e lo proclami artistico, è puramente economico o scientifico o morale o misto di tutti insieme cotesti ingredienti estraestetici. Oppure un parto pseudoartistico, magagnato di coteste intrusioni accorse da altre sfere dell’attività dello spirito, estranee al dominio della pura fantasia, della pura intuizione: il concetto, la percezione storica, la pratica. Per esempio, un’opera pseudoartistica, insigne però per le parti schiettamente poetiche e per quelle schiettamente filosofiche e scientifiche che vi sono

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