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38 | prologo. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Nova polemica.djvu{{padleft:66|3|0]]come le donne moderne non possono star dentro alle forme cavate sulla Venere Capitolina, che il modo di sentire di Garibaldi non può esser quello di S. Francesco d’Assisi, che il misurare con la misura stessa le opere vecchie e le nuove è come misurare l’anno col computo di Giulio Cesare dopo la riforma gregoriana? Le accademie stabiliscono la fede artistica come i concilii la religiosa, senza vedere che anche in arte la fede uccide la ragione. Ci rimproverano di non aver nessuna fede e poi ci dicono accademici: urliamo che ci vuole un po’ di libertà, ce la prendiamo, e ci dicono arcadi. Santa pazienza!
L’amico mio De Gubernatis, che s’immagina anche lui (chi sa perchè?) di essere cordialmente odiato da questa scuola nuova, ci avverte che siamo fuori del seminato. Infatti l’anno 1878, così fecondo di lieti e tristi avvenimenti, non produsse che pochissimi versi buoni sopra le cose accadute. Ma non erra egli credendo la poesia d’occasione scaduta in Italia? Eppure non c’è matrimonio, non c’è laurea, non c’è guarigione, non c’è messa nuova o quaresimale vecchio che non faccia