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prologo. 43

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Nova polemica.djvu{{padleft:71|3|0]]più e il Senatore di Roma non può incoronare nè il Petrarca nè il Baraballo. È il popolo che incorona oggi e dovete adattarvi ai suoi gusti, alle sue leggi, alle sue libertà, ai suoi costumi per quanto vi spiaccia. Dovete scendere in campo a viso aperto e non protetti, come una volta, dal baluardo della fede, e dovete scendere in campo, qui, con noi, e non potete più disprezzare o interdire, ma dovete combattere. Venite, cattolici, a vedere che in Roma stessa vi tocca disputare sulla venuta di San Pietro: venite, figli dell’Aquinate, a disputare col Renan e collo Strauss: venite, idealisti, a sentire quanti figli ebbe l’angelica Laura: venite, venite, poichè anche voi dovete combattere per l’esistenza ed il bargello non può più definire le questioni di fede e d’arte. Non ci potete più schiacciare col silenzio e coll’indice e condannarci come parricidi perchè non accettiamo le convinzioni dei padri. Combattiamo e il Dio vostro v’ispiri la lealtà, la franchezza di chiamarvi crociati per Gesù, paladini per la croce. Combattiamo, voi per la fede, noi per la libertà, poichè anche noi abbiamo un’arte, un pubblico, una speranza, un pudore. Ma il pudore nostro non è quello

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