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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:102|3|0]]sguardo ansioso di chi cerca, il dolénte di chi troppo ha trovato, il confidente susurrio delle recenti spose, e l’inesorabile cicaleccio delle terribili madri che hanno tre fanciulle da maritare, tu volgi dall’altra parte ove sale il bosco, ecco per tutta la pendice una mobile decorazione di gruppi che, disposti nel più pittoresco modo tra le fratte e i castani e sul molle tappeto del muschio, godono la merenda e lo spettacolo, che l’onda della folla scendendo e poggiando cangia ad ogni batter d’occhi al loro piè.

Deliziata a tale scena, la vispa zitella esclama, — Deh! com’è bello!» nel mentre stesso che un’altra, coll’ingrata maestà del quarantesimo anno, ripete contraendo il labbro, — Al confronto d’anni fa: non c’è la metà gente, la metà lusso, la metà allegria».

Così il giovane, cui l’età del primo amore dipinge tutto a color di rosa, trova qualcosa di gajo tale mescolanza del boschereccio collo scialoso, della naturalezza coll’eleganza, della franca giovialità campestre colla contegnosa della città; intanto che un altro, cui l’esperienza rese iterico lo sguardo, raggrinza il naso esclamando: — Pazzie! venirsi a pompeggiare io un bosco!»

V’è intanto chi si perde per la selva a cercare una pianta remota, dove, anni sono, in questo giorno istesso incise un nome, — il nome d’una fanciulla, con cui si erano giurati eterno, inseparabile amore. La pianta crebbe, crebbe il nome con essa, ma l’amore svanì; ed egli appena ricordò l’amica perchè la rintoppò laggiù, contenta madre dei figliuoli d’un altro.

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