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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:110|3|0]]
Ma passò l’ansïosa mattina:
Già le squille nunziâr mezzogiorno,
75Dietro i monti il grand’astro declina,
Buffa il vento, s’annuvola intorno.
Lo sapete voi pur, naviganti,
78Se a chi aspetta son pigri gl’istanti!
Or sicura la gioja figura
D’abbracciarlo, di vivere insieme:
81Oh i bei dì! — ma un’ignota paura
Ogni fior le recide di speme.
Sol disvia que’ pensieri funesti
84Te invocando o regina dei mesti.
Alla fin, non s’inganna, alla fine
Egli è desso in un piccol battello:
87Verde assisa, il caschetto sul crine,
Mostre rosse, alle spalle il fardello;
Egli è desso; in tripudio d’affetto
90Par che il core le sbalzi dal petto.
Ma il tuon s’ode: più l’aura crescendo
Dalla sponda il naviglio ricaccia.
93Ella trepida, qua, là correndo,
L’occhio aguzza, protende le braccia.
— Lo vedrò da quel balzo più bene»;
96E alla cima del balzo sen viene.
Per la rupe del muschio coverta,
E di foglie che l’alno perdè
99Su su poggia, ma a mezzo dell’erta,
Mal posato le sdrucciola il piè...
Vergin santa! Dall’ispida china
102Capovolta ne’ flutti rovina.