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ISOTTA


In quei cari anni fra i diciotto e i venti, più volte, tra per diletto e per necessità, io doveva scorrere il Lario da Lecco a Colico. Non essendo neppure tracciata la strada che ora è compita per comodo e per maraviglia, nè tampoco udendosi menzionare di battelli a vapore, si dovea fare quel tragitto in una barca comune, che, partendosi la sera, giungeva sul mattino alla meta. Varia sempre era la compagnia: i più, negozianti che dal mercato ritornavano; qualche villico, qualche donna: di rado con chi discorrere; onde la notte si passava tacendo, se non veniva di quando in quando rotto il silenzio da una preghiera che ai poveri annegati alzava il più vecchio navalestro, e a cui tutti rispondevamo.

Una di quelle notti era più limpida del consueto, ed io, al chiarore della piena luna, stavami ritto in

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