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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:122|3|0]]allora dagli affari e dalla guerra, e, per cercare dimenticanza, venne a queste piaggie riposte. L’età sua era vicina ai trentacinque anni; sulla fronte gli si era scolpita l’abitudine di vasti divisamenti; ma questi, avendo cessato, lasciavano un vuoto affannoso nell’anima di lui. Errare pel lago, correre sulle cime dei monti armato del suo bastone, e far del bene ovunque potesse, ecco la vita sua. Allora anche gli rampollarono pensieri d’amore, che da prima non aveano avuto campo di svilupparsi: e giacchè non poteva ai grandi interessi della patria consacrare la vita, avea disposto l’anima a far sua una bella e soave creatura, e condurre con essa tranquillo i giorni, obliato, oblioso.
Sovente egli traeva al castello d’Isotta; ed anche allora uno staffiere, entrando con una fiaccola alla mano nel gabinetto ove stava meditabonda la dama, annunziò il cavaliere Morone.
Si risentì tutta la signora, ed, — Entri». Il turbamento interno le trapelava sulla fronte. Quest’era l’uomo ch’ella vagheggiava ne’ sogni del suo avvenire, l’uomo che poteva tornarla all’onore della società; e la frequenza ond’egli veniva al suo castello, e le cortesie onde la riguardava, la faceano lusingata di poter destarlo all’amore. Quindi, da che lo conosceva, erasi anch’essa ridotta ad abitudini più costumate, allontanando da sè il delitto o le apparenze, e mostrandosi buona quanto può chi buona non sia.
Non era ancora rinvenuta dal turbamento, quando il cavaliero entrò, e consegnando al valletto il bastone e il largo cappello, si fece incontro a lei baciandole la mano e salutandola.