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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:123|3|0]] Le prime accoglienze furono comuni e fredde, quali poteano fra una donna che ha troppo pieno il cuore, ed un uomo cui manca alcuna cosa. Ma esso alfine, reso più franco, — Dov’è (chiese) la signorina Estella?

— Essa attende a sue cose, la meschina.

— O che? è ella veramente meschina tanto? Sì bella, sì buona, meriterebbe pure d’essere felice. Perchè non me ne narraste mai la storia?

— La storia sua è corta e semplice. Essa nasce da Polidoro Boldone di Bellano. Nelle lunghe guerre trascorse, aveva questi armato una banda fra i monti per combattere gli stranieri, o spagnuoli fossero o francesi: aveva provato e trionfi e rotte. Non succedeva battaglia a pro della patria, ov’egli non fosse: a Como diresse le artiglierie contro i soldati del marchese Del Vasto quando venivano ad espugnarla: poichè n’ebbe veduto il miserabile strazio, corse a difendere Torno: ma questo pure superato, gustò almeno la soddisfazione di vedere il figlio del marchese cadere sotto a’ suoi colpi. Quando il Medeghino si pose da queste parti, sperando far causa comune con esso a salvezza della patria indipendenza, se gli congiunse: ma poichè quegli si diede a corseggiare e rubare, egli se ne distolse affatto, tanto che avendogli il Medeghino richiesta in nozze una sorella, gli fece risposta, che non voleva lega nè parentela con ladroni. Mal per lui: giacchè il Medeghino gli venne contro, ne sperperò i poderi, assalì la casa, sterminò la famiglia, di cui altri perirono, altri andarono dispersi. Questa povera fanciulla, raminga or qua or là, finalmente l’ho ricoverata io. Il padre dicono sia morto, ma i nemici

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