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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:145|3|0]]dei dolci e dei magnanimi sentimenti che di memorie nutricavano le speranze dei miei Brianzuoli, finch’essi non dimenticarono di avere una patria. Le quali, celebrando le prodezze e le cortesie, or rammemoravano la gentile Ferlinda contessa di Brivio, allorchè vedovata, d’ogni aver suo fece dono alla cattedrale di Bergamo per salute dell’anima: or imitavano il pianto penitente, onde, nella rôcca di Lecco, Guido da Monforte scontava il sacrilego omicidio; or ripetevano all’indignata pietà i nomi e i fasti de’ nobili Briantei, scannati dai Torriani. Ma il cantore cominciava sempre, sempre finiva con una romanza, soavemente melanconica, siccome la ricordanza dell’amica lontana. E diceva:

D’ottobre rorida
  Tacea la luna
  Sovra la limpida
  Crespa laguna;
  Tremulo zefiro
  Lambiva i fior:
  La luna e zefiro
  Parver più lieti
  Quando, fra murmuri
  D’amor segreti,
  Cedesti a un trepido
  Bacio d’amor.

Sorriser gli angeli
  Alla primiera
  Gioja d’ingenua
  Fede sincera,
  E il tuo congiunsero
  Col mio destin.


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