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  D’allora, al giubilo,
  E al pianto insieme,
  Insieme al fremito
  Ed alla speme,
  La morte colgami
  A te vicin.

Quel dì, chinandoti
  Sul letto mio,
  Tra ’l prego flebile,
  Tra ’l rotto addio,
  Senza i rimproveri
  D’un reo pensier,
  Sul fronte madido,
  Sui muti rai,
  Quando a me l’ultimo
  Bacio darai,
  Ripensa al trepido
  Bacio primier.


Fra il sonno degli uomini e il silenzio della notte, saliva quell’armonia alla solinga stanza d’Ermellina, che conosceva la voce di Tibaldo; conosceva le arie, use a cercarle la via del cuore quand’egli veniva rallegrando i paterni convivj; conosceva la romanza onde, al tempo dei dolci sospiri, le svelò primamente le sue timide speranze. L’accoglieva nelle cupide orecchie, e sola — quanti cari pensieri, quante memorie s’affollavano intorno all’accorata! e i desiderj, e il dovere, e il profetare bugiardo dell’indovina di Pontida, e i fulgidi occhi del Trovadore, e il severo piglio del signor suo, e l’aver potuto essere felice e il dover non appartenere a quello cui era appartenuta per tutte le sue speranze; tutti i suoi piaceri, tutti i suoi dolori — e piangeva, piangeva dirotto.

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