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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:166|3|0]]pagato di sconoscente arroganza, non più ricordandosi di quei lumi di luna, quando mi dicevano: Carlandrea; sono nelle vostre mani.
Riderà lei, signorino, se mi sentirà, così vecchio, ragionare d’amore? Ma i’ ero giovane allora come può esser lei, fra i venticinque e i trenta, e non ero il diavolo; e se pur ella verrà vecchio, come le auguro, le piacerà tornare col pensiero ai freschi anni, ai primi amori, principalmente se incolpevoli. Ha dunque da sapere ch’io da un pezzo parlavo colla Rita, figliuola d’una terriera di qui: una bell’asta di donna, capelli neri come la pece, occhi vivi come d’un pesce, ed ella pure voleva bene a me.
Sua madre era aristocratica.
La pensi! i partiti anche tra noi villani! aristocratici anche tra noi, che guaj se avessimo ardito confrontarci ai più spiantato fra i nobili! Onde la non voleva dare sua figlia a me, perchè ero repubblicante, e portavo il cappello sulle ventitrè e mozzata la coda; e ripeteva ch’ero un ciuffo; che, con tante gerarchie per la testa, non farei buona compagnia alla sua Rita.
Povera donna! Parlava per fin di bene: ma e alla Rita e a me pareva noi dicesse per altro, se non perchè la avrebbe volentieri maritata col figliuolo d’un fattore di Merate, che da un pezzo la puntava. Adesso però che il pericolo era venuto, si vide chi di noi le volesse maggior bene. Colui, gambe mie! pensò alla propria pelle, e gli altri pensino alla loro. Io, in mezzo alla disgrazia, tutto contento di poter ajutarle, portai in sicuro il bello e il buono che avevan, poi dissi loro: Donne mie, non è tempo di star accanto al fuoco; e di notte le avviai sul Mon-