Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
165 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:177|3|0]]gliarli di quei pochi cenci. Molti anni non passeranno, e nessuno più se ne ricorderà; più nessuno dirà un requiem ai morti della battaglia di Verderio. Ma noi, noi ogni sera, quando di brigata si recita il rosario, preghiamo pei poverini, morti in quella; e insieme pei carcerati, per chi milita lontano da casa sua, per chi fa soffrire tanto agli uni e agli altri».
Così mi raccontava l’ingenuo Brianzuolo, mentre io vagava per quelle campagne a far tesoro di sensazioni gioconde ed innocenti, cui potessi ripassare fra i disaggradevoli tumulti o le accidiose noncuranze della città. E ben m’avvenne di dover in breve, gemendo senza conforti e protestando senza fiducia, lento lento ricorrere su ciascun più minuto particolare di quelle memorie, di quei discorsi, di quella semplicità che m’avea procacciato la dolcezza così soave di scendere in un cuor buono, e ritrovarvi, per istinto di retto sentimento, quello a cui giunge a fatica la scienza meditabonda e presuntuosa.
1834 |
Cantù. Novelle lomb. | 11 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:177|3|0]]