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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:18|3|0]]vasi già per andarsene senza far motto al vinajo, quando, soccorrendogli un pensier nuovo, disse al guardacaccia: — Poichè opportunamente siamo capitati qua, date a costui la preda che avete a lato. E tu (soggiungeva all’oste) la cocerai, e preparerai vino in abbondanza, chè fra tre o quattro ore saremo qui. Oggi si fa colezione nel bosco.»

— E se mancherà un’ala me la pagherai salata.» soggiungeva la guardia, coll’arroganza propria dei ministri d’un cattivo padrone, nel mentre consegnava all’oste la selvaggina. Toccarono, e via.

L’oste, per cui quell’arrivo era un sinistro augurio, com’è sempre quello d’un tristo signore, quando li vide voltare esclamò, rimettendosi la sua berretta: — Sia ringraziato Iddio!»

— E i poveri morti», aggiunse la donna sua segnandosi: e raccogliendo il fiato, chiamò, — Cipriano, Cipriano! vieni fuori».

E Cipriano, quel giovinotto lor figliuolo che se la era fumata, comparve fuori, nettandosi dei ragnateli, mentre la madre, raccogliendo i cocci delle rotte stoviglie, raccontava l’accaduto colla fredda rassegnazione, ond’altri racconta una febbre effimera avuta jeri; ed il padre, dando mano alla selvaggina lasciatagli, esclamava: — Non ha torto il sindaco quando dice che certa gente sono come le lumache: dove passano, lasciano il segno».

— Eh! «soggiungeva il garzone, «possiamo segnarci col gomito se non è stato che questo. Io mi era immaginato... Perchè, bisogna che vi confessi che l’altro giorno s’ammazzò una lepre...»

— Ammazzar una lepre!» gridava il padre, sospendendo di scorticare una delle tre che, tiepide ancora, gli aveano lasciate da cucinare.

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