Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
168 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:180|3|0]]
Son salvo! deh cessa le lunghe querele;
Son salvo; abbia posa la tema crudele:
Il figlio redento deh corri abbracciar:
Coi pochi che fidi provò la sventura,
Con questa risorta famiglia sicura
64D’un gaudio implorato deh vieni esultar!
Voi piangete, o fratelli, o sorelle,
Come il dì che fui svelto a’ miei lari?
Questo è pianto di gioja; ma quelle,
68Strida furon di duol, di terror,
Io tacente, col volto dimesso,
A me stesso, a’ miei cari pensava.
Là da canto a chi il pianto inacccesso
72Di tumulto imputava il dolor.
E partirmi, e lasciarvi, sicuro
Di lasciarvi ai bisogni, all’ambascia,
Nè veder su alcun giorno futuro
76Del ritorno la speme brillar!
Se soffersi! L’udrete al loquace
Focolar nelle placide sere.
Abbian essi il perdon, noi la pace
80Qui raccolti al domestico altar.
All’altare di Maria
Qua concordi ad inneggiar.
Adjutrice e madre mia,
84S’io la debbo ringraziar!
Quando l’ansia e lo sgomento
Tenebravaami il pensier:
Quando sogni di spavento
88Fean di spine l’origlier:
Dell’iniquo allor che il braccio
M’addoppiavu un vil rigor,
Minacciando un ceppo, un laccio
92Con sogghigno insultator,
Sollevai con fe la palma
Alla madre di Gesù.
E sentii conforto all’alma
96Di pacifica virtù.
— Tanto duol sul capo mio
Cumular, Maria perchè!
Avea colpa il figlio mio?
100Par soffrì tanto per te.