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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:181|3|0]]
— E mia madre? Ahi trista! solo
Vive al pianto i pigri dì.
Ancor io fui madre; e duolo
104Pari al mio chi mai soffrì?
— E ai fratelli, anzi miei figli,
Chi più il pan dividerà?
Quel Signor che veste i gigli
108L’orfanel non lascerà.
— Spunterà mai giorno lieto?
Riederà la gioja al cor?
Non si sale all’Oliveto
112Che pel calle del dolor.
A te s’alzarono
Concordi i voti;
Concordi or sorgono
116Gl’inni devoti,
O madre, figlia,
Sposa all’Eterno,
Che a pro del passero
120Mitiga il verno.
Me la tua grazia
Salvò; ma quanti
Ancor nel carcere
124Gemono in pianti!
Quante t’innalzano
Voci dogliose
E suore italiche,
128E madri e spose!
Ti piaccia accogliere
Fausta que’ lai,
E poni un termine
132Ai fieri guai.
Apri ai lor miseri
L’orrenda stanza:
Rendi alla patria
136Tanta speranza:
Di quei che soffrono
Tempra il martire,
O madre, e mitiga
140Chi fa soffrire.
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