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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:186|3|0]]vedere pie schiere di rustici e di villane, ripetendo una preghiera che non capiscono ma sentono, trarre a visitar i poveri morti, e quivi inginocchiate innanzi al cancello, dove una volta devono tutti entrare per non uscire più, pregare da Dio requie eterna e luce perpetua a quelli che la fede congiunge con noi anche al di là dalla tomba, rimango compreso nel più vivo del cuore da una religione, fondata sopra una carità così salda, che nè tampoco colla morte s’infrange; da una pietà così pura, così superiore ad ogni interesse umano, che non aspetta un ricambio — o almeno non lo aspetta in terra.
Superba sapienza! tu sogghigni dispettosa, e col compasso alla mano, e coi calcoli gelati, alzi il capo, e m’intuoni — Illusione!
E foss’anche; perchè rapirmela se essa consola?
Comunque volgano i casi che la fortuna e gli uomini mi apprestano nella tempestosa mia carriera, deh possa io gli ultimi giorni trarre, pacifico e senza rimorsi, in grembo ai campi, e riposare il capo mio sotto l’umile gleba, ove dormono gli umili miei avi. Colà, compianto dai pii, dimenticato dai tristi almeno allora, perisca pure il nome mio colla croce su cui verrà scritto; possa però, chi mi conobbe, qualche volta nominarmi, e dire, — Egli era buono».
Quando adunque vidi l’atto pietoso della pregante, trassi anch’io il berretto, e postomelo a lato, la richiesi che alternasse con me la preghiera. Dopo la quale alzatasi, ella prese la via del villaggio, ed io con essa.
— Buona donna, m’indichereste ove trovare alloggio per questa notte colassù?