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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:19|3|0]]— Ammazzar una lepre!» ripetea la madre giungendo le mani. «Ma ho da sentire anche di queste? Non sai gli ordini? E gli ordini si devono rispettare, che lo dice continuamente anche il signor vicario.»

— Il signor vicario?» ripigliava il giovane dimenando il capo. «Oh! quanto pagherei a dare una occhiata anch’io sul messale, e vedere se comanda sempre solamente a noi d’obbedire, e mai...»

Qui interrompendosi come avesse detto uno sproposito, ripigliava: — Or ora mi fate uscire in un’eresia. Sta bene: il signor vicario è quell’uomo che è, e sa ben lui quel che si dice. Però, a vedere! sin che quella lepre, entrata nell’orto, non fece che scompigliare i quadri e mangiare i cavoli, mi venivano i sudori; pure mandavo giù. Ma vi è li quel piede di vite, portato due anni fa a mia sorella Brigida dal giardiniere del suo padrone di filanda; gli è d’una qualità così rara, e poi alla Brigida è caro come un occhio, perchè, chi sa quali memorie vi ha congiunto! Ebbene, io lo piantai nell’orto; lo governai con tanta premura; gemmò, crebbe: ed ecco quella maledetta lepre a rosicchiarlo. M’avrebbe fatto minor dispetto se m’avesse roso le dita a me.

— Non hai tutti i torti» parlava il padre: «ma ti doveva bastare di scacciarla col malanno che Dio le mandasse.»

— Dite giusto», rispondeva Cipriano: «poteva bastare: e se ho proprio a contarvela, schietto come al confessore, io m’accontentai di spaventarla. Ma quella, scappando, sguisciò fra le gambe di Cecchino del Forno; ed egli, visto il bello, gliene diede sul capo una, che non fu bisogno la seconda. Volle

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