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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:193|3|0]]tarle. Togliete; e riportatele dove le avete prese. Che abbiate da viver voi, pazienza; ma mio padre si caverà di pan duro in qualche modo, non in codesto».
Era il mio parlar chiaro? Ma crederebb’ella che Mommolo ne sia montato in collera? Signor no: veda se era buono! capì che avevo ragione; e il giorno di poi tornò al consueto.
L’unico rimorso che mi resta è di non aver mai detto nulla di tutto ciò a mio padre. Tante volte fui lì lì per confessargli ogni cosa, e moriva la parola sulle labbra; io temeva mi rabbuffasse: capivo che avrebbe disapprovato questa corrispondenza con uno sconosciuto, con un fuoruscito; se non glielo dissi a principio, e peggio di poi: quanto più tiravasi innanzi, meno mi dava il cuore di confessargli quello che per tanto tempo aveva dissimulato, e che pareva aver maggiore allettamente appunto perchè furtivo. Onde, allorchè tornavo a casa alquanto più tardo, o volevo uscire non ostante il mal tempo, io aveva sempre lesta qualche bugia, — il signore me ne castigò.
Queste cose avvenivano nella primavera. Tutt’a un tratto Mommolo mi informa che Napoleone non è più re; che i Francesi son cacciati via; e poco appresso, che fu pubblicato non doverci più essere coscrizione; non più contribuzioni; perdonato ai disertori e ai contumaci; e che i Briganti si sciolgono, e tornano col Te Deum in bocca a casa loro. Egli me lo riferiva tra allegro e melanconico; ma tutta melanconica lo ascoltava io, ben vedendo che lo perdevo, e chi sa? forse per sempre. — Ecco; voi ve ne andate, e appena siete di là della