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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:197|3|0]]suo conoscente, al quale dava di spalla a lavorare, perchè il lavorare non gli è mai rincresciuto. Finalmente c’entrarono per terzo di brave persone, colla cui intromessa fu parata via la cosa, talchè era potuto rientrare al suo villaggio: e di là il più presto possibile, corse a trovarmi.

Io ascoltava il suo racconto, lo compiangeva: ma poi dimenticava tutto nel pensare che era qui, che l’avevo ancora meco, che ancora mi voleva bene. — Sì (mi diceva) vi amo ancora, e torno a promettervi che v’amerò sempre, che vi sposerò. Ma chi sa quando! Due anni mi mancano ad uscir di minore, e fin a quell’ora è impossibile avere il consenso del mio tutore. Intanto egli si gode il fatto mio, e pare siasi proposto di ridurmi sul lastrico. Ma ciò poco importa, chè ho due buone braccia; ed appena fuori di tutela, vendo quel poco che mi avanza, e più non voglio stare in quel paese, perchè sino il proprio paese viene in uggia quando vi si è perseguitati: vengo qua, vi sposo, e andremo a vivere in pace e in bene».

Oh bei sogni! non doveano verificarsi.

Ronzò un par di giorni qui attorno, poi gli convenne andarsene. Tornò all’autunno, tornò all’altra primavera; ed io non n’aveva mai fatto motto a mio padre; finchè il signor curato mi pose tanti scrupoli, che indussi Mommolo a venire in casa. Mio padre, pover’uomo! non aveva che me, e non m’avrebbe mai scompiaciuta della più piccola cosa. Onde, come intese il fatto, mi rimproverò di non aver avuto in lui confidenza, scosse un tratto il capo, ma poi consentì e ci benedisse; e s’accontentò che, fin quando arrivava quel benedetto tempo, tor-

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