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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:201|3|0]]nome: poi di mio padre: e di quando, vecchi vecchi, anche noi vedremmo i nostri figliuoli andare sposi. Così la si discorreva, poi guardavamo l’alba che spuntava: poi ci fissavamo negli occhi un dell’altro.... Ah! come ho presente tutto — tutto fino ai pensieri di quella mattina!
Allora si ode toccar la campana della Madonna della Corna Bugia, ed era il primo richiamo della messa alla quale dovevamo dirci il sì. — Ohe! presto! (diss’egli) bisogna correre a mettersi in ordine»; mi dà la mano per discendere dal sasso, poi egli com’era solito fare, appoggia lo schioppo, e appoggiandosi su quello, spicca un salto.... Gesù Maria! in quella il fucile spara; tra i pallini, tra l’avere, cascando a capofitto, percosso il cranio, rimase lì morto, stecchito a’ miei piedi, senza potere dir altro che Menica».
Un dirotto pianto in che scoppiò la meschina a questo punto, mi lasciò tempo di figurarmi quello che essa ha dovuto patire in un simile disastro, meglio che non avrebbero potuto le più eloquenti parole, e stetti meditando sopra un dolore così diverso da quell’ipocrito che cerca gli occhi del mondo per iscapigliarsi e singhiozzare: un dolore che non fugge le memorie, anzi le cerca con una melanconia, spaventosa soltanto per chi non sente: un dolore che non chiede consolazione se non da quel paradiso a cui la mesta alzava la pupilla, con una soave certezza di rivedere colà il suo compianto amico.
Ed io, cui un’anima benedetta e sventurata ha fatto conoscere tutta la pia dolcezza di certe lagrime, tacqui, partecipando alla sua commozione,