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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:220|3|0]]— oh cara Madre del buon consiglio! fate che abbia a diventare un buon cristiano e timorato».

Queste voci erano tramezzate da altre, che esso non capiva: saranno state quelle preghiere che impariamo da nostra madre quando siamo bambini; quel saluto a Maria, che ripetiamo ogni giorno più volte, che forse neppure intendiamo, ma sappiamo che è una preghiera alla madre di Dio e madre nostra, affinchè preghi per noi Colui che sa tutti i nostri bisogni.

Quando Tita racconta quest’avventura, dice che quelle parole dell’offesa sua moglie lo commossero più che non avessero mal fatto le prediche del signor curato, — e neppure (aggiugeva) neppur quelle dei missionarj». E dovette essere proprio così: perchè tacente, mansuefatto, si avvicinò a lei, quasi temendo disturbarne la mesta devozione, le s’inginocchiò a fianco, e pregò. Quand’ella s’accôrse di lui, lo guardò con una meraviglia lieta e pacata, dicendo: — O Tita, anche tu?»

— Sì» rispose egli, «perdonami Laurina; e prega il Signore che mi perdoni, come io ti prometto di cambiar vita».

Recitarono insieme il rosario, poi s’avviarono a casa in pace e quiete, facendo proposito di condursi come ella desiderava.

Propositi d’ubriaco, direte voi che l’avete visto altre volte promettere e ricascare. Ma e la grazia del Signore non la valutate per nulla? Non valutate la fede con cui la Laurina aveva pregato? Ho il piacere di dirvi che Tita, secondo aveva promesso non fu più Tita. Capì qual tesoro sia una moglie buona: capì che stomachevole vizio è quel dell’o-

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