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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:227|3|0]]Fra quelle scendevano ai balaustri dell’altare in due file i confratelli del Sacramento, e in mezzo a loro il pievano: davanti al quale una dopo una, venivano le donne, con rusticana cortesia presentando i canestri delle offerte. Li benediceva egli, e li porgeva al confratello più vicino, che, passandoli d’una mano in l’altra, gl’inviava alla sagrestia. Giunta la volta anche della Caterina, ella si fece innanzi e, segnatasi, porse al curato il cordoncino ond’era avvinto l’agnello. Questo, disgiunto dalla cara padrona, e passato tra le inofficiose mani di coloro, diedesi a belare così, che tutti i radunati mosse all’ilarità: — tutti, fuor di due soli: la buona Caterina che s’asciugava le lacrime colla cocca del candido grembiule, e un giovane che da lei non dispiccava la vista.
Come l’offerta venne al fine, tutti uscirono sul sagrato, ove l’agente del Comune, montato sur un pancone, cominciò a metter all’incanto le robe offerte. Qui fanno spicco la generosità, la devozione l’amore: ed è una festa a mirare chi si punta d’avere quel fazzoletto, quella fusciaca, perchè benedetti; chi di riscattare, per quanto gliene valga, il dono da lui medesimo esibito; chi di comprare l’offerta dell’amica, vincendo i rivali nel prezzo, per mostrarle quanto conto faccia di essa. Le fanciulle si aggruppano in disparte con aria di noncuranza: ma sebbene mostrino che non sia affar loro, le sono tutt’occhi, tutt’orecchi; e quando va all’asta il suo dono, a ciascuna s’addoppia il batter del cuore; ed oh come si reputi quella che vede nascere una gara, alzarsi il prezzo, e riportarlo alfine colui ch’è il suo voto.