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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:229|3|0]]— Se m’è caro!» E qui un sospiro. «Per tutto l’oro del mondo non l’avrei dato ad altri che alla Madonna. Ed ancora aveva speranza che l’andasse a finire in mano... Ma lei, signore...»

Qui un nodo le serrava la gola; poi seguì un chiedere, un replicare, finchè la bella s’indusse a raccontare i suoi rammarichi. Furono rustiche e inartifiziose parole, ma meglio di esse parlava l’eloquenza di una giovinezza innocente ed accorata.

— Questo buon uomo ch’ella vede qui, è mio padre, e finchè gli bastò la salute, lavorando da falegname sostentò onoratamente sè e me. Fu allora che cominciò a discorrermi (qui la Caterina abbassava gli occhi ed arrossiva) cominciò a discorrermi Battista, il figlio del fattore di casa Busca, e mi promise che, passata la coscrizione, mi avrebbe sposata. I suoi di casa ne mostravano un’allegrezza da non dire, perchè allora mio padre faceva bene i fatti suoi. Io poi, io non sapeva figurarmi gioja più cara che di vedere mio padre contento il giorno dei miei contenti. Ma altrimenti aveva disposto il Signore Iddio. Mio padre, nel lavorare, cascò da un ponto e si guastò, e tutto il lungo inverno, tutta la primavera rimase confitto in letto, ed io a curarlo senza poter lavorare. Il Signore diede a me forza, a lui pazienza; ma intanto n’andò la poca scorta che si era messa in parte. Ed ora ridotto, chi sa fin quando e forse per sempre, inabile al suo mestiere, non campa se non del pane stentato che, dì per dì, con queste mani io gli posso guadagnare. Allora i parenti di Battista non consentirono più ch’egli sposasse me, figliuola sprovvista, perchè, oltre il togliermi con niente, avrebbe anche

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