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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:230|3|0]]avuto sulle spalle questo caro vecchio, che per cosa del mondo io non vorrei abbandonare. Quel buon Battista!... Mi pare sempre di vederlo il giorno che mi recò l’infausta notizia. E’ piangeva come un fanciullo, e mi promise che, appena trovasse come guadagnare abbastanza da sè, mi sposerebbe. Io sto fidata, perchè è un figliuolo timorato di Dio: ma intanto non era più conveniente ch’egli durasse la pratica per casa nostra; ed io, impedita di favellargli, altro ristoro non avevo se non nel curare un suo dono. Era un agnellino, che di latte egli stesso mi comperò al Soccorso l’ultima fiera, quando v’andai a far voto alla Madonna, che, se mio padre si riavesse, io le offrirei quel che di più caro possedevo. Venne la nostra festa: e qual cosa alla Madonna poteva io presentare più preziosa di questo agnellino? Il male si fu che non potei neppure far intendere a Battista il perchè l’avessi offerto; onde forse egli se lo reca a male. Tanto più che, invece di tornare in mano di lui, come io sperava....

— Se qui tutti consistono i vostri affanni (la interruppe il signor Ernesto), consolatevi: chi sa che non ve ne torni meglio? Non deve restare senza compenso un cuore sì candido e modesto».

Quando egli uscì di là entro, sentiva in sè un moto d’affetti, così diversi da’ suoi consueti, che confessò non averne mai provato di sì vivaci e piacevoli nelle molte, pur troppo molte sue soddisfazioni. Tanto soave cosa è la benevolenza; di tanta dolcezza inonda l’anima il vederla praticata, il praticarla. — Eppure!

La verità fu, che al domani il signor Ernesto avea fermato Battista per suo gastaldo, doman l’al-

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