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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:283|3|0]]massoni, senza nè legge nè fede, che si ungevano gli stivali coll’olio santo, e giocavano alle palle colle teste dei preti.

— L’avete visto voi anche questo?» domanda un’ingenua ragazzetta, che, sopra un sediolino, sta tutt’orecchi a que’ paurosi racconti.

— No», risponde l’altra: «ma lo dicevano tutti: e questo poi è frumento secco, che non andavano a messa neppure la festa».

— E sì, la festa bisogna rispettarla», aggiunge biascicando le parole la sdentata Teresa.» E voglio dirvi questa, che mi contò, deh quante volte, frà Spiridione buon’anima sua. Che, quando si fabbricò il loro convento, avevasi a portare un masso smisurato, da collocare per fondamento al campanile. Sicchè il padre guardiano, il quale era un sant’uomo, pregò i terrazzani che la domenica venissero con tutte le leve, i carri, i bovi a trasportarlo. Si trattava di un’opera in servizio di santa Chiesa, eppure quei buoni villani risposero, — Riverenza no»; e che sarebbero piuttosto andati il lunedì, prima che cominciasse la giornata. Sapete che? quando comparvero, il padre guardiano si fece loro incontro e disse: — Buona gente, ecco fatto: il Signore, per chiarire come gli sia gradita la devozione che avete al suo giorno, ha voluto far un miracolo; e mostrò loro..., indovinereste? quel ceppo, che così massiccio com’era, di per sè erasi levato dal suo posto, e collocatosi dove aveva a stare, nè più nè manco.

— E l’han creduto tutti?» domandava la bambinuccia.

— Mi fai giusto da ridere», ripiglia la vecchia,

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