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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:307|3|0]]gancetto d’un lumuccio a mano, fioco siccome quello che si accende ai morti; e la Savina, non senza un’occhiata al suo giovinetto, con voce viva da passare il tetto, comincia a cantar allegramente Mamma mia, non mi sgridate: tutte l’altre le si accordano; e lo spavento col quale la comare sperava d’aver fatto più frutto che un padre delle missioni, si dilegua in un vivace biscantare.
Così la sinfonia che accompagnò al cimitero un soldato estinto, con flebile armonia da mettere l’angoscia nel cuore, non appena è gettata sul cadavere la terra, intuona una coraggiosa marciata, che dissipa la melanconica impressione, quasi sia troppo il continuare più di mezz’ora la compassione all’uomo, il cui mestiero è il patimento e la morte.
1834 |