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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:329|3|0]]era a tessere a tutto andare, più povero, non meno contento.
Aveva menata in moglie una buona ragazza del vicinato, par sua, tutta Gesù e Madonna; e n’ebbe una nidiata di fanciulli, che a occhio veggente crescevano di numero, di statura e d’appetito. Ogni nuovo che arrivasse, aumentavano le spese; pure, attaccate ad un arpione tutte le voglie, e col misurare il tempo, e usare più povero e stretto vestire e mangiare, Piero confidava nel Signore, com’era solito dire, che potrebbe tirarli su sani, galantuomini e senza debiti.
In questa guisa campava oscuro nel suo paesuccio, di pane scusso e acqua schietta: e se qualcuno lo compassionava, egli stropicciandosi le mani e alzando le spalle, rispondeva come l’amico di Giobbe: — L’uccello è nato per volare e l’uomo per lavorare. Da Adamo in giù, tutti dobbiamo pascerci nel sudore della nostra fronte. Il travagliare volentieri addolcisce la fatica. Quando mangio un tozzo asciutto di pan bigio, e penso che me l’ho guadagnato io, mi sa più saporito che coll’arrosto; e se lo spartisco co’ puttini miei, mi fa miglior pro’ che se lo mangiassi io tutto».
Così diceva il buon Piero: e però tutti gli volevano bene; non avrebbe torto un capello a chi si sia; dove potesse, metteva una buona parola; tutto cuore, come tutto rassegnazione nella sua onorata povertà.
Di ben altre gambe andò la cosa con Peppo. Finita la sua capitolazione di soldato, ricomparve in paese a faccia fresca.
— Oh, sei qui?» gli disse Piero al rivederlo, e