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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:48|3|0]]I tre ben armati presero dunque il posto indicato, ed ivi dietro un veprajo stavano, chiaccherando, celiando, sbadigliando, ad aspettare la vittima. Non sapevano quale, non lo cercavano: basta che colui che li pagava lo aveva ordinato. Indifferenza che ci pare orribile vedendola in uno o due individui, e non ci tocca allorchè la troviamo in quattro o seicento mila combattenti, che aspettano un fiato di tromba, un batter di cassa per correre a scannarsi un l’altro, senza conoscersi, senza cercare il perchè, senza sapere altro se non che furono comandati.
L’Orso di Barzago intanto non avea la mira che a separar il giovane dalla compagnia; ma per la fedeltà dei servi poco sperando riuscirvi per allora, traccheggiava confidando ottenere il suo desiderio quando, coll’occasione della merenda, avesse ridotti questi ubbriachi. La fortuna però parve mandar tempo al proposito suo; poichè, essendosi la signora voluta mettere un tratto a riposare, don Alessandro, lasciando con essa i bravi, si lanciò sulle tracce d’una lepre insieme col feudatario, non seguito anch’esso che dal guardacaccia, il quale destramente li traeva verso il luogo dell’agguato. Già ne erano lontani non più che tre tiri di fucili, don Alessandro seguitando colla sicurezza e coll’ardore della gioventù, l’altro palpitando nel pensiero dell’imminente espiazione; quando repente odono di mezzo alle piante un gagnolare, un insultarsi, un gridìo. Don Alessandro si arrestò insospettito fissando gli sguardi in faccia all’Orso, poi diede volta verso il luogo nel quale aveva lasciato la sposa, temendo non le fosse accaduto alcun sinistro. Intanto il feudatario, ben accorgendosi di dove uscissero que’ gridi, sebbene