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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:51|3|0]]canizza, cominciò a girare a mulinello il suo bastone, mentre coll’altra mano brancò il coltellaccio gridando: — Indietro, malandrini, o vi mando tutti al Creatore.
— Oh, oh! costui fa di buono», ripigliò il Guercio: «ma come è così, neppur noi non si farà da baja». E se gli volsero incontro. Lo stradello correva stretto e insaccato fra due cigli assiepati di vepri, talchè non riusciva difficile a Cipriano lo schermirsi da tutti e tre, mentre alla sorella diceva: — Fuggi, scappa». Essa però ben comprendeva che il discostarsi non sarebbe che peggio; onde si teneva poco dietro di lui, che arretrando si difendeva.
Sbucarono così sul piazzuolo che girava davanti alla Madonnina. Coll’ansietà onde il fantolino, inseguito da un ringhioso cagnaccio, ricovera al grembo della madre, la Brigita corse al tabernacolo, prostrandosi ginocchioni. Colà pure tentò ripararsi Cipriano; ma non appena fu al largo, un di coloro gli tolse l’avvantaggio, sicchè egli rimase frammezzato. Non intendevano già ammazzarlo; non n’erano comandati: e s’erano messi a quella baruffa piuttosto per chiasso che altrimenti. Ma quando ne toccarono alcune saporite dal randello di quel gagliardo, che non sapeva prendere da celia gl’insulti tentati verso la sua buona sorella, non l’ebbero più da riso, e pieni di mal talento giurarono fargliela pagare. Batti dunque ch’io ti batto, uno contro tre, Cipriano si trovava nelle male peste.
Anche l’asilo del luogo sacro, ove la Brigita erasi ridotta, secondo le idee di que’ tristi proteggeva contro la violenza bensì, non contro la lascivia.