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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:54|3|0]]punto in parte così delicata, s’inviperì; e prorompendo in una salva d’improperj, che anche i nobili, negl’impeti loro, non isdegnano usurpare dalle bocche della plebaglia, da cui son tutto studio a discostarsi nei rimanente, — Come! (gridava) anche questo? violare la caccia bandita, ed ora resistere alla mia gente? Ah, questa passa il segno, e t’avvezzerò io. Intanto legatelo a codesto ramo, e dategli un pajo di strappate di corda, finchè nomini i compagni di sue ribalderie».

Cipriano stava chiotto, col capo basso, nella figura che sì spesso tocca, in questo bel mondo, all’offeso innocente davanti al potente oltraggiatore. Ma quando intese la parola di corda, si sentì sdrucciolare un gelo per le reni, e — Signore... Illustrissimo... La badi a me... Quanto alla sua livrea, da povero figliuolo, sono stati loro che mi assalirono, che maltrattarono mia sorella. Della lepre, le dirò la verità... Sì... ma... è vero... c’è una vite... Questa qui è mia sorella...»

Tali e somiglianti parole ciarfogliava, affoltava il povero Cipriano, ma invanamente; che l’impassibile crudeltà del barone sollecitava con uno sguardo i cacciatori, i quali, fatti manigoldi, si difilavano contro l’ostino. Come questi vide inutile la sommessione e il pregare, côlto il momento, spiccò un lancio, e ricoverossi in un batti baleno alla Madonnina, ove stava la Brigita pallida, tramortita, colle mani giunte e gli occhi supini, moltiplicando ave marie. Qui sentendosi sicure le spalle e protetto dal luogo sacrato, Cipriano, rifatto un cuor risoluto, calcossi in testa il cappello, ripigliò le armi sue plebee, ed in suon di rabbia, gridò: — Avanti chi gli basta il cuore».

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