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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:64|3|0]]vostro terreno colla violenza e col sangue... Perdonatemi!»

Era un richiamo delle antiche superstizioni, per cui più sentivasi rimorso dell’aver violato il sacro asilo, che non dell’assassinio tentato. E proseguiva: — Pure esaudite la mia ultima preghiera».

Si diede a cercarsi in petto, il che fu dagli astanti creduto in sulle prime quell’atto macchinale per cui i moribondi sembrano volersi aggavignare alle fuggenti cose del mondo. Si vide poi che ne traeva una medaglia ed una chiave, appese ad una catenella: baciò la medaglia e additandola, coll’anelante voce disse: — Questa offeritela alla Madonnina». Voltosi poi al Sirtori, e porgendogli la chiave, — Qui sotto... nel gabinetto dietro la tappezzeria della mia camera... vostra madre... Andate voi... voi stesso a liberarla». E dopo alquanto stringendogli la mano, — Voi stesso» ripetè. Protese le membra, boccheggiò; travolse le pupille, nè più si mosse.

Le donne diedero in un pianto: inginocchiati poi tutti recitarono il De profundis: indi i servi, recisi e rimondi dei rami, ne formarono una bara, sulla quale composto il defunto, si avviarono verso il castello. La Brigita e Cipriano, non sapendo finire di ringraziare la Madonna d’Imbevera e que’ buoni signori, tornarono a casa con quel misto di gioja e di sgomento che succede ad un grave pericolo sfuggito raccontando l’occorso, ma con tale ansietà e confusione che poco altro si comprendeva se non che l’Orso di Barzago era morto, morto come un santo.

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