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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:78|3|0]]smarriti: il cuore tornò a battere, il sangue a rifluire per le vene: tutta alfine si risentì, guardò intorno... Più non era la fetente oscurità, la desolata solitudine della sua tomba; rivedeva il sole, rivedea visi umani, ed un giovane, che premendo il volto contro il volto di lei, andava ripetendo: — madre, madre! sono Alessandro; sono il vostro figliuolo».
Lettor mio, non fosti tu mai in prigione? Dunque non hai gustato qual gioja sia il tornare da quelle angustie alla libertà, all’aria aperta, all’uso del proprio volere; dagli ozj penosi all’opere; dall’incompassione, dalle beffe, dal sospetto, all’abbraccio de’ suoi fidati, al colloquio sincero e spensierato, alla pietà, all’onore, al credere, all’esser creduto, al riconoscere ancora l’uomo e la sua dignità. Pure a questa consolazione generalmente non si arriva che dopo gustati, giorno per giorno, minuto per minuto, gli ineffabili spasimi della speranza.
Ma per la signora Perego il balzare dall’eccesso delle angosce all’eccesso della gioja era itantaneo. Addormentatasi in un terribile sogno, si svegliava al colmo della letizia. Da sì lungo tempo non vedeva altra luce che la fioca di un altissimo pertugio: da sì lungo tempo non udiva che qualche insulto scaglatole dall’Orso, insieme col pane: da si lungo tempo non diceva altre parole se non la preghiera che inalzava con fede a quel Dio, che sa tramutare in esultanza il dolore quando sembra più disperato.
Ripreso quindi il vigore, essa potè narrare come dal bosco d’Imbevera fosse stata rapita a quel castello: i primi giorni fu tenuta in cortesia; ma perchè costantemente resistette a minaccie e lusinghe