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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:81|3|0]]che il giovane aprisse egli medesimo, confidando così, almeno dopo morte, coronare la vendetta, che aveva meditato per tutta la vita. L’ingordigia dell’oro aveva strascinato invece quel miserabile ad attirare sopra sè stesso il colpo che dall’innocenza sviava Colui, la cui mano anche in questa vita fa talvolta piegare a favore della giustizia la bilancia degli eventi, preponderante per l’ordinario a favore degli scellerati.
Il curato pensò a seppellire i due morti, coi riti che non rifiuta la Chiesa, la quale, confidata nella misericordia di un Dio che per un sospiro condona una vita intera di scelleraggine, rimuove l’insulto dall’uomo che sta dinanzi al giudice vero. Il fatto andò tra il popolo, rimpastato in cento guise diverse, tutte qual più qual meno lontane dal vero: ma dove gran parte aveva il diavolo, che, dicevano, non avendo potuto ghermire il padrone perchè morto in luogo sacro, erasi portato in carne ed ossa il ribaldo servitore. Che se no domandavano il vero al sindaco egli raccontava di buona voglia, ma quando si veniva a quello scoppio, sul quale le sue congetture non si potevano mai chiarire abbastanza, rispondeva come un professore: — Cosa volete mai sapere voi altri ignoranti?»
Poichè non è a dire quanto il buon uomo andasse in gloria, sì per quella poca autorità che trovavasi avere ricuperato, sì perchè l’amor suo proprio era lusingato dal vedere come non fossero stati vani i suoi sospetti al tempo che avvenne l’aggressione della contessa madre, sospetti che lo avrebbero condotto alla scoperta del vero se non fosse stata quella bastonatura, di cui, ricordandosi, crol-