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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:85|3|0]]— Vedo quel che vuol dire. Ma ecco; in paese siamo novecencinquantatre anime: se dessimo, puta caso, una lira per testa...
— Ah, miserie», interrompeva il parroco. «Non bastano manco per la sacristia.
— Oh, se consiste solamente in questo, io ne dò quattro e patiscano gli eredi», Così, facendo saltare sulla palma della mano quattro berlinghe, parlava Cipriano, il quale calcolava sul maggior concorso che la divozione trarrebbe alla sua osteria.
— Ed io (ripigliava il reverendo) raccomanderò a cosa caldamente dal pulpito.
— No, no», interruppe la contessa madre, la quale ora sopraggiunta in mezzo a tali discorsi. «La grazia l’ho ricevuta specialmente io, ed io è ben giusto ne ringrazii la madonna. Là chiesa si farà, e voi, sindaco, poichè vi dimostrate così ben disposto, v’impegno per soprantendere al lavoro».
Il sindaco che, al sentirsi diretta la parola da una dama, erasi allungato d’un palmo, faceva scappellate e inchini da settanta gradi, esclamando: — Troppo onore; tutta bontà dell’eccellenza sua».
Qui il curato soggiungeva: — Anche il cappellano, illustrissima?» Ma l’illustrissima non udì, credo in grazia del bacano che faceva l’ostino, annunziando alla gente una tale risoluzione. Poi, secondo gli ordini, cominciò questi a servire vino e mangiari, e, tutto brio e ilarità, contava e ricontava fitto fitto la ventura, la quale (come pur troppo facilmente i lettori nostri ne converranno) nulla avea d’interessante se non l’esser vera. Anche suo padre davasi attorno tutto traffico, snocciolando sentenze, e dando ragione all’ultimo che avea par-