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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novelle lombarde.djvu{{padleft:96|3|0]]fronziva tutta la fronte della casetta, e di bei festoni attorniava le finestruole, e descrivere gli atti e le parole dell’Orso di Barzago che Dio gli abbia perdonato, e di don Alessandro Sirtori che spendeva come un Cesare, e che aveva il cuore compassionevole quanto se fosse stato un pover uomo. — E la cagione di questo sconquasso (aggiungeva con una stropicciatina di mani) chi è stato? Io, io persona prima. L’ho vista brutta, ma la paura non sapevo dove stesse di casa io. Eh! adesso sono da mettere fra gli scarti: ma allora ero un acciarino bresciano: poi un buon Brianzuolo, quando fa bisogno, non c’è a dire, muora Sansone e tutti i Filistei».

Mancò poi anche Cipriano; mancarono quel Cosmo che se ne ricordava, e quel Matteo che non se ne ricordava: col valicar dei tempi, nuove disgrazie fecero perdere la memoria di quelle: e però, non fo per dire, ma bisogna chiamarsi obbligati a chi riempie queste importanti lacune della storia col tornare in luce fatti così istruttivi ed esemplari come veri.

La concorrenza però non è mai venuta meno: anzi un secolo che non crede nulla e si fa beffa di tutto, fin delle intenzioni, quando il Gioja si congratulava di vedere scemata l’affluenza al santuario di Caravaggio e ad altre sagre, chi lo crederebbe? alla Madonna d’Imbevera aumentò straordinariamente. Se domandaste il perchè, vi risponderemmo: — È la moda»; ragione la sola che molti possano rendere delle loro azioni, e fin della loro guisa di pensare. Nè crediate vi si faccia una musica, una fiera, qualche cosa di fracasso; no: unico spet-

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