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novella lxxi. | 125 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:135|3|0]]l’archibugio in ispalla; e la padrona di casa cominciò anch’essa a ridere sgangheratamente e scoperse il suo umore. Un filosofo che leggeva fece innamorare un altro dei maschi, e una danza di nani fu un iucamesimo per tutte le femmine, e fra le altre una di esse volea che si facesse rivedere più volte una giovane che si levava e metteva più volte la maschera. Finalmente si chiusero le apparenze, e nelle considerazioni fatte dopo si rise molto. Io mi licenziai con opinione che anche i più fanciulleschi diletti possano avere qualche sostanza quando sono dal cervello guidati.
LXXI.
Curiosi effetti che possono nascere
dalla paura.
Un giovane di buon’aria, volendo avere un luogo da sè per passatempo, lontano da casa sua, prese a fitto una casettina con poche stanze, e guernitala a volontà sua di quello che gli piacque, andava quivi talvolta a starsi in ozio e a godersi qualche ora tranquilla. Fra le altre cose avea fornito benissimo uno stanzino di bottiglie, e vi avea tovagliuolini, posate e ogni altra cosa che apparteneva a far buona vita per sè, e per gli amici suoi. Prese al servigio suo un cameriere, e fatto fare due chiavi della casettina, una ne tenne per sè, e l’altra la diede a lui, dicendogli: Vedi, tu ed io soli possiamo liberamente entrare in questo luogo, e le robe che in esso sono, vengono alla fede tua commesse: pensa, che se qualche cosa mi mancherà, io saprò a cui darne la colpa. Il cameriere, prese le chiavi, commendò grandemente la fede sua, e ringraziando il padrone che in quella si affidasse, promise di far sì, che ne sarebbe rimaso contento. Comechè fosse, il padrone pel corso di un mese si ritrovò in tante faccende impacciato, che appena da sei volte in su potè entrare nel luogo suo, e starvi anche sì poco,