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novella lxxvi. 141

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:151|3|0]]stata condannata a far tela in un ragnatelo, ad andar saltelloni per un orto in una lucertola, o in altro peggiore e più schifoso animalaccio. Ma, per tornare al calzolajo e alla sua pazzia, egli cominciò a dire, ch’egli era stato in luogo dove si tramutano le vite, e che si ricordava benissimo ogni cosa; di che pregandolo io che mi narrasse tutto quello che se ne ricordava, cominciò a parlare in questa forma:

Tu dei sapere che due mila anni fa io fui un cerio Aro Ermeno, e che morii in una battaglia; onde discesi in un bellissimo prato, dov’io ritrovai molti ch’io avea conosciuti al mondo uomini e donne, i quali mi si fecero incontra; ma volendogli io abbracciare, mi parea di toccar nebbia e fumo. Mentre che mi correvano tutti intorno a chiedermi novelle di costassù, come a colui che v’era andato di fresco, io udii suonare una tromba, e appresso una voce gridava: O tutti voi, che siete qua e colà per lo prato dispersi, raccoglietevi dove udite il suono, imperciocchè fra poco dovete scegliere novello corpo, e andar a popolare il mondo. Ti dirò il vero, che non mi dispiacque punto lo intendere questa novità; perchè, quantunque il luogo fosse bello a vedersi, mi parea che vi regnasse una certa malinconia e taciturnità universale che non mi dava nell’umore. E tanto più l’ebbi caro, perch’io avea udito che ognuno si potea eleggere il corpo a modo suo, ed entrare dov’egli avesse voluto.

Di là a non molto tempo io vidi apparire una donna con un ordigno che aggirava certe infinite mìgliaja di fusa, e un’altra che avea nelle mani un bossolo, e tuttaddue mostravano nelle grinze della faccia d’avere più centinaja anzi migliaja d’anni. La seconda, poste le mani nel bossolo, ne trasse fuori certe cartucce, dov’erano, come di poi vidi, segnati certi numeri, e le lanciò in aria, che pareano un nuvolo; donde poi cadendo disperse, a chi ne toccò, addosso una, a chi un’altra, tanto che ogni spirito ebbe la sua, e conobbe al numero che gli era tocco, s’egli dovea essere il primo, il secondo o il terzo ad eleggere il

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