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novella lxxx. 163

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Novellette e racconti.djvu{{padleft:173|3|0]]lei se la era briaca, e che volessero significare tante pazzie ch’ella stava dicendo. Allora il Dottore voltatosi a Taddeo, gli contò com’egli era stato discacciato dalla moglie di Giovanni, e ricoveratosi in casa sua, e che avea predetta una gran fortuna alla Geva; di che ell’era contenta come la vedea, pregandolo insieme a contentarsi che per quella notte egli trovasse ricetto in quella casetta con esso loro, donde si sarebbe pertempissimo la mattina vegnente partito. Taddeo udendo il nome della pestifera moglie di Giovanni, entrò in tanta collera contro di quella, che dimenticatosi ogni altra cosa e i sospetti suoi medesimi contro alla Geva e al Dottore, dopo di aver detto un gran male della superbia e della caparbieria di lei, fece quell’accoglienza che potè migliore allo strologo, e gli diede alloggiamento.

Ma il Dottore, che non dormiva, anzi pensava a tutto suo potere di dar qualche gastigo alla moglie di Giovanni per farnela ravvedere della mal osservata ospitalità, e dall’altro canto beneficare la Geva della grata accoglienza che fatta gli avea, prima che spuntasse il giorno si levò, e andato in un luogo solitario, gittò l’arte sua, costringendo non so quali spiriti a fare una subita mutazione della moglie di Giovanni e della Geva. Il tempo si rabbujò, fu un grandissimo fracasso di tuoni e folgori, che parea che ardesse il cielo, e in fine la cosa andò per modo che la moglie di Giovanni trasformata in Geva, quanto alla faccia, ma quanto all’animo rimasa quella di prima, venne traportata dormendo in casa e sul letticello, o piuttosto canile di Taddeo; e la Geva all’incontro, con l’effigie della moglie di Giovanni, fu anche essa dormendo trasferita al palagio di Giovanni, e quivi riposta in un morbido ed ampio letto e in una stanza reale.

Erasi già levato Taddeo, parte risvegliato dal romore del mal tempo, e parte stimolato dal bisogno di lavorare; onde aperto il finestrino della sua stanza, si acconciò dinanzi alla sua picciola panca a terminare certe pianelle; e non volle per allora destar

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